Rinnovabili trainano il mondo: tra contraddizioni statunitensi e leadership emergenti
lunedì 24 novembre 2025
Gli Stati Uniti mostrano segnali contraddittori: da una retorica anti-clima di Trump e dalla decisione di non partecipare alla COP30 a una presenza a Belem con una coalizione di oltre 100 leader, locali e nazionali, e alla California che cerca di guidare la politica climatica USA.
Due realtà divergenti negli USA: il Sierra Club è in crisi, con membri in calo e divisioni mentre l’amministrazione Trump attacca le tutele ambientali. Bill Gates cambia rotta: dice che l’allarme apocalittico è esagerato e punta a migliorare la vita nei paesi in via di sviluppo; alcuni lo contestano per aver creato una falsa dicotomia tra clima e aiuti.
La Cina mira a guidare la transizione: Ding Xuexiang sottolinea l’equilibrio tra ambiente, sviluppo e lavoro. Nell’intero 2025, le rinnovabili forniscono quasi il 40% della produzione elettrica cinese, e oltre la metà delle auto vendute è elettrica. Anche altri paesi emergenti mostrano progressi (Brasile, India, Vietnam) e l’Etiopia punta sull’elettrico; Ember indica che meta del mondo ha già superato il picco dei combustibili fossili.
Per consolidare i progressi servono politiche mirate e investimenti in Africa e in altri paesi emergenti. Nel 2024 l’Africa ha installato poco solare, ma nel 2025 potrebbero arrivare almeno 18 paesi con 100 MW ciascuno. È fondamentale ridurre i costi del capitale con finanziamenti innovativi e maggiore coinvolgimento del settore privato.
Transizione globale: nel primo semestre 2025 le rinnovabili hanno superato i fossili. Il solare e l’eolico aprono una nuova normalità: si prevedono 793 GW di nuove rinnovabili nel 2025 e 5.000 GW totali entro la fine dell’anno, ma serviranno ancora grandi sforzi per arrivare agli 11.000 GW entro il 2030. Il rallentamento potrebbe arrivare in Cina a causa di nuove regole, ma la tendenza resta positiva; l’IEA vede carbone al picco, petrolio attorno al 2030 e gas al 2035, con implementazione come nuova priorità.