Ombre sulle politiche climatiche UE: una rete di lobby transatlantica
venerdì 5 dicembre 2025
Un’inchiesta di SOMO rivela l’esistenza di una rete di grandi aziende statunitensi, la Competitiveness Roundtable, che avrebbe lavorato per indebolire le norme UE su clima, ambiente e diritti umani, mettendo a rischio l’ambizione delle politiche verdi. Tra gli obiettivi anche stoppar l’uscita dai motori endotermici dopo il 2035 e allentare i requisiti Ecodesign sulle caldaie.
La coalizione include undici gruppi, tra cui Chevron, ExxonMobil, Koch, Honeywell, Baker Hughes, Dow, Nyrstar, Enterprise Mobility e JPMorgan Chase. L’obiettivo dichiarato sarebbe ridurre la portata della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) e influire su Commissione, Consiglio e Parlamento europei, oltre a contattare governi extra-Ue.
Secondo l’inchiesta, i ruoli sarebbero stati assegnati a livello di Stato: TotalEnergies con Francia, Belgio e Danimarca; ExxonMobil con Germania, Ungheria, Repubblica Ceca e Romania; Baker Hughes opererebbe per l’Italia tramite Nuovo Pignone. In Parlamento si sarebbe cercata un’alleanza tra PPE e destra radicale per ottenere una posizione meno ambiziosa su clima e responsabilità d’impresa.
Gli strumenti includerebbero intermediari e think tank: Teneo sarebbe responsabile del coordinamento, mentre TEHA Group sarebbe stato finanziato per un rapporto sull’impatto economico delle normative e per organizzare un evento a sostegno delle posizioni delle aziende. Alcuni incontri di lobbying al Parlamento non sarebbero registrati o pienamente visibili.
Nel frattempo, Bruxelles avrebbe considerato l’inclusione di motori a combustione alimentati da carburanti sintetici o biocarburanti nelle emissioni auto e l’allentamento dei requisiti Ecodesign per il riscaldamento, permettendo alle caldaie a gas di restare sul mercato oltre il 2029.
Il dibattito si concentra sulla legittimità delle attività di lobby. Alcuni specialisti sostengono che le aziende abbiano diritto a difendere i propri interessi, ma l’opacità della Roundtable è criticata da SOMO. Si chiedono maggiore trasparenza su sponsorizzazioni, centri studi e campagne, per evitare canali nascosti.
Secondo SOMO, la vicenda mostra una vulnerabilità dell’UE alle pressioni esterne e la necessità di rafforzare trasparenza e accesso ai processi decisionali. L’obiettivo è mantenere la rotta della transizione energetica nonostante geopolitica e potere economico, proteggendo cittadini e clima.