• Obiettivi 2040 più flessibili e obblighi di sostenibilità riformati

    venerdì 14 novembre 2025

    L’Unione europea conferma l’obiettivo di ridurre del 90% le emissioni nette di CO2 entro il 2040 rispetto al 1990, introducendo una maggiore flessibilità: dal 2036 è possibile utilizzare fino al 5% di crediti internazionali per raggiungere l’obiettivo. Il contributo domestico sarà di circa l’85% tramite progetti sviluppati all’interno dell’UE, mentre il restante 15% potrà essere coperto da crediti esterni, ad esempio da riforestazione o installazioni di energie rinnovabili. Le emissioni evitate saranno certificate da crediti internazionali e contate ai fini del traguardo UE. Le rimozioni permanenti di CO2 a livello nazionale, come foreste e torbiere, potranno compensare le emissioni difficili da tagliare nei settori coperti dal mercato ETS. È stato anche rinviato al 2028 l’avvio dell’Ets 2. I deputati hanno richiesto verifiche dei progressi ogni due anni per adattare l’obiettivo a dati scientifici e sviluppi tecnologici.

    Sul piano politico, il voto sugli obblighi di sostenibilità segna una consolidata alleanza tra popolari e Patrioti per l’Europa, ma ha rivelato tensioni interne ai popolari: una ribellione ha portato una contro-proposta orientata a ridurre l’obiettivo al 83% e a rinviare di tre anni l’Ets 2, anche se il risultato finale ha confermato la linea centrale sul 90%.

    In parallelo, il pacchetto Omnibus propone una revisione delle norme CSRD e CSDD per semplificarle: CSRD, in particolare, si applicherebbe solo alle aziende con oltre 1.750 dipendenti e con fatturato netto superiore a 450 milioni di euro, con una riduzione dei dettagli qualitativi e la facoltatività delle relazioni settoriali. Le PMI non dovranno fornire informazioni aggiuntive oltre gli standard volontari. Per la CSDD, l’applicazione resterebbe riservata alle grandi aziende con oltre 5.000 dipendenti e fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro, imponendo un approccio di due diligence proporzionato al rischio; chi non rispetta potrebbe incorrere in multe stabilite dalla Commissione e dagli Stati membri.

    Infine, la Commissione dovrà valutare i progressi ogni due anni e può proporre ulteriori modifiche per mantenere competitività, prosperità e coesione sociale, tenendo conto dei dati scientifici, degli sviluppi tecnologici e della competitività internazionale dell’UE.