• Nuovi fondi Ets e dibattito sull’industria italiana

    giovedì 4 dicembre 2025

    Bruxelles annuncia nuove opportunità di finanziamento finanziate dai proventi dell’emission trading system (Ets), con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione. Il bando Net-zero technologies 2025 mette a disposizione 2,9 miliardi di euro per progetti su rinnovabili, accumulo energetico, pompe di calore, produzione di idrogeno e mobilità sostenibile. Le candidature si aprono entro il 23 aprile 2026, con un info day online il 16 dicembre. In parallelo si avvia la prima asta europea per la decarbonizzazione del calore di processo industriale, dotata di 1 miliardo di euro, aperta fino al 19 febbraio 2026, accompagnata da un webinar informativo il 10 dicembre. È prevista anche una terza asta per la produzione di idrogeno dell’iniziativa Banca UE per l’idrogeno, con 1,3 miliardi di euro, termine 19 febbraio 2026 e info day il 10 dicembre.

    A livello di mercato, la Commissione pubblica il Carbon market report 2025. Le emissioni dagli impianti energetici e industriali entro il perimetro Ets sono calate di circa il 50% dal 2005 al 2024, mettendo l’Ets sulla strada per raggiungere l’obiettivo di -62% entro il 2030. Le emissioni del settore energetico sono scese di quasi l’11% nel 2024 rispetto al 2023, con le quote di carbone ai minimi storici. Le entrate Ets nel 2024 ammontano a 38,8 miliardi di euro; l’Italia contribuisce con circa 2,61 miliardi, dietro Germania e Polonia. Il rapporto segnala aumenti dei prezzi nell’aviazione (+15% nel 2024) e l’inclusione, nel 2024, delle emissioni del trasporto marittimo, con molte quote restituite entro i termini. I picchi di prezzo d’asta hanno toccato 75,35 euro (3/6/2024) e i minimi 49,50 euro (23/02/2024), con una media annua di 64,74 euro, molto variabile nel corso dell’anno.

    Ne emerge però una critica diffusa in Italia. Durante un convegno alla Camera promosso da Forza Italia, il ministro Gilberto Pichetto Fratin mette in guardia: il modello attuale dell’Ets può offrire risultati, ma l’impostazione presente rischia di creare problemi, soprattutto perché il termoelettrico nel perimetro dell’Ets aumenta il prezzo finale dell’energia di circa il 20%, scoraggiando l’elettrificazione. Si chiede di omogeneizzare i prezzi del CO2 a livello europeo e di evitare slittamenti che non risolvono i problemi. È in discussione anche il Fondo sociale per il clima, previsto in 9,3 miliardi di euro a regime, con potenziali anticipazioni tramite banche e BEI.

    Secondo Massimo Ricci (Arera) l’Ets tende a trasferire costi sulle industrie anziché sostenere pienamente le rinnovabili; Alessandro Noce (Mase) sottolinea la necessità di integrare strumenti comunitari e nazionali per decarbonizzare i settori hard-to-abate, contando su fondi come l’Innovation Fund. Bruxelles promette ulteriori iniziative, inclusi atti come il Decarbonization Act e contratti a base di carbonio; anche il trasporto marittimo e aereo richiedono allineamenti normativi.

    Opinioni contrastanti tra industria e associazioni: Guido Bortoni (Elettricità Futura) ribadisce l’innovatività dell’Ets ma invita a un approccio meno miope, proponendo contratti a lungo termine (PPA) per bilanciare prezzo e costo di lungo periodo delle rinnovabili. Antonio Gozzi (Federacciai) mette in guardia contro la perdita di competitività globale, chiedendo estensione e dinamicità delle quote gratuite. Mauro Mallone ( Comitato Ets) difende l’impatto positivo dell’Ets sulla riduzione delle emissioni dal 2005 e propone un’estensione dell’Ets ad altri settori, mantenendo però strumenti di stabilità come il Market Stability Reserve per contenere i costi della CO2 e destinare i proventi a innovazione, decarbonizzazione e sostegno alle fasce vulnerabili.]