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Il Verona Eurasian Economic Forum a Istanbul ha mostrato i numeri: su 121 GW di potenza installata, il 61% è rinnovabile (74,7 GW). L'eolico e il fotovoltaico insieme sono 38,3 GW, circa un terzo del totale, e da soli potrebbero coprire il consumo annuo di ogni famiglia turca.

Il governo punta a 120 GW di eolico e fotovoltaico entro il 2035, per rafforzare sicurezza energetica e transizione verde. L'IEA indica che la produzione rinnovabile è triplicata negli ultimi dieci anni; il fotovoltaico fornisce circa il 6% dell'elettricità nazionale e, tra luglio 2022 e dicembre 2024, la generazione solare ed eolica ha tagliato circa 15 miliardi di dollari di importazioni di gas.

La centrale di Akkuyu, in costruzione, avrà 4 reattori da 4,8 GW; la prima unità entro il 2026, obiettivo 20 GW entro il 2050. Rosatom descrive la centrale come una pietra miliare: 7 sottostazioni, 5 linee di trasmissione, circa 30 mila lavoratori (l'80% è turco) e 2 mila aziende nell’indotto; a regime potrebbe tagliare 18 Mt CO2/anno e soddisfare il 10% della domanda elettrica.

Il gas resta chiave. TurkStream e TANAP hanno rafforzato la Turchia come hub energetico; nel 2024 l'Europa ha importato 16,7 bcm via TurkStream, di cui 8,6 bcm all'Ungheria. Botas ha firmato LNG con Mercuria per 4 bcm/anno dal 2026 (totale ~70 bcm) e con Woodside per 5,8 bcm/9 anni dal 2030. Russia resta fornitore principale: lo scorso anno ha venduto il 40% dei 52 bcm importati. Mikhelson di Novatek ha avvertito che l'esclusione della Russia dal mercato LNG sarebbe una crisi; la scoperta nel Mar Nero di 75 bcm è rilevante ma insufficiente rispetto al fabbisogno globale.

Infine, a settembre è stato approvato un decreto che garantisce acquisto incentivato per le centrali a carbone, 75 $/MWh fino al 2030, per un totale di circa 8,7 miliardi di dollari. Ember segnala che questa misura supera del 53% il budget per la rete negli ultimi cinque anni, mostrando l'obsolescenza delle infrastrutture come ostacolo ai rinnovi.