• I Paesi Ue si scontrano sulla tassazione dell’energia

    mercoledì 12 novembre 2025

    All’Ecofin di Bruxelles si confrontano visioni diverse sulla revisione della tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità. Il ministro Giorgetti ha avvertito che la proposta Europea “ucciderebbe” l’industria italiana aumentando la tassazione sul gas naturale, chiedendo margini di flessibilità e minacciando opposizione se non si trovano soluzioni adeguate.

    L’opposizione è ampia: l’Italia e altri Stati temono una perdita di competitività con possibili aumenti delle accise sui carburanti fossili. Confindustria, preoccupata dall’impatto sul costo dell’energia, denuncia che un prezzo del metano superiore a 30 euro/MWh potrebbe mettere a rischio molte filiere produttive e far lievitare le bollette delle famiglie. Molti paesi chiedono di sospendere o modificare l’attuale impostazione fiscale per l’energia.

    La discussione include richieste di sospendere l’Ets, ritenuto ormai fuori passo con i tempi. Nella cornice parlamentare europea, il 14 novembre si terrà un’udienza pubblica su Clean Industrial Deal e sulla revisione della tassazione energetica, con interventi attesi da BusinessEurope, dall’Istituto francese per lo sviluppo sostenibile e da Bloom Association.

    Bloom Association evidenzia che la proposta della presidenza danese prevede mantenere l’esenzione fiscale per combustibili fossili utilizzati in aviazione, trasporto marittimo e pesca almeno fino al 2035. Se adottata, sarebbe tra i maggiori sussidi ai combustibili fossili e rappresenterebbe un ostacolo al Green Deal. Otto Paesi guidati dalla Germania hanno sostenuto questa linea, tra cui Svezia, Lituania, Irlanda, Portogallo, Estonia, Slovenia e Romania. La Repubblica Ceca si oppone per motivi ambientali; la Slovacchia la considera debole. Altri tredici Paesi esprimono riserve: Spagna, Paesi Bassi, Francia, Malta, Finlandia, Bulgaria, Belgio, Italia, Lussemburgo, Grecia, Ungheria, Austria e Lettonia.

    Bloom invita i ministri delle Finanze a respingere la proposta danese e a adottare una direttiva che fissi finalmente un prezzo per l’inquinamento, in linea con il Green Deal, l’equità fiscale e gli impegni internazionali dell’Europa.