Fotovoltaico e uso del suolo: cosa resta sui tetti
lunedì 27 ottobre 2025
Il consumo di suolo in Italia continua a crescere. Nel 2024 circa 84 km² sono stati occupati da nuove superfici artificiali, +16% rispetto al 2023. A fronte di circa 5,1 km² restituiti alla natura, il consumo netto supera 78 km², il valore più alto degli ultimi dieci anni. Le nuove aree destinate a cantieri rappresentano il 56% del consumo annuo (4.678 ha) e saranno perlopiù convertite in spazi urbani permanenti in seguito.
Nel 2024 la crescita degli edifici, delle aree estrattive, delle infrastrutture e di altre coperture artificiali è stata significativa: 623 ha per edifici, 436 ha per estrazione, 351 ha per infrastrutture e 581 ha per cortili, piazzali, campi sportivi o discariche. Questo riflette una movimentazione del suolo orientata all’espansione urbana e infrastrutturale.
Il focus sul fotovoltaico a terra mostra un aumento di 1.702 ha di impianti installati lo scorso anno, con l’80% di superfici precedentemente agricole. Si tratta di un incremento molto elevato rispetto al 2023 (+oltre 4 volte). Il dato è diverso dall’impianto al tetto per modalità e impatti ambientali, ma ciò che conta è che esiste una quota significativa di consumo di suolo legata al FV a terra.
Al 2024 gli impianti fotovoltaici a terra occupano circa 18.837 ha per 11.080 MW di potenza. Le differenze con i dati GSE (17.692 ha e ~11.574 MW) derivano dalle fonti: GSE usa dati per singolo impianto, mentre Snpa utilizza foto-interpretazione e può includere aree correlate o impianti non attivi.
Il FV a terra è ancora una frazione della SAU nazionale, che è circa 12,8 milioni di ha; occupa quindi circa lo 0,14% della SAU. La distribuzione regionale è eterogenea: in testa la Puglia con 5.245 ha (~28% degli impianti), seguita da Lazio e Emilia-Romagna.
Il focus sui tetti evidenzia un cambiamento nella produzione: nel 2024 si registra una crescita dei grandi impianti (>5 MW) con 2.046 MW installati (circa il 31% della potenza dell’anno), mentre gli impianti piccoli (<30 kW) mostrano un calo sia in numero sia in potenza. Questa tendenza allontana l’Italia dall’obiettivo di sfruttare i tetti degli edifici e superfici già impattate.
Il PNIEC (aggiornato 2024) propone un approccio volto a ridurre l’impronta territoriale, promuovendo PV su edifici, tettoie, parcheggi e aree di servizio. Per i grandi impianti a terra si privilegiano zone improduttive non destinate ad usi agricoli. L’agrivoltaico è considerato utile ma manca una definizione ufficiale in Europa; in Italia è incluso tra le misure incentivanti del PNRR, mirate a sostenere almeno 1,04 GW di potenza.
Stime di potenza sui tetti indicano superfici disponibili nette tra 870 e 1.137 km² dopo esclusioni per ombreggiamento e vincoli. Supponendo tetti piani e 10,3 m² per kW, si potrebbero realizzare 84–110 GW sui fabbricati esistenti. A questi si aggiungerebbero 79–104 GW su parcheggi, infrastrutture e aree impermeabilizzate, potenzialmente sufficienti a coprire l’aumento di capacità previsto dal 2030 senza aumento netto del consumo di suolo.
Si stimola così un mix di localizzazioni: attualmente circa il 31% degli impianti è a terra e il 69% non a terra. Il PNIEC prevede circa 74 GW di rinnovabili entro il 2030, di cui 57 GW da FV; finora sono stati installati circa 14 GW, lasciando circa 43 GW da realizzare. Se si mantenesse una ripartizione simile e un coefficiente medio di occupazione di 1 ha per MW, si tradurrebbe in circa 133 km² di nuovo suolo consumato per oltre 13 GW, anche se progressi nell’efficienza potrebbero ridurre drasticamente questa stima.