• Dieci anni perduti: l’Italia alla COP30

    venerdì 7 novembre 2025

    L’Italia arriva a Belém con ritardi su mitigazione, PNIEC e finanza climatica; non è allineata agli obiettivi dell’Accordo di Parigi né a quelli UE per il 2035/2040. Il rapporto di ReCommon e l’analisi ECCO evidenziano un decennio perso tra scelte incoerenti e mancate traduzioni degli impegni in azioni concrete.

    Alla COP30 si celebra il decennio dall’Accordo di Parigi in un contesto globale mutato da crisi geopolitiche e sfiducia nel multilateralismo. L’Italia non ha trasformato gli impegni del 2015 in una traiettoria credibile, con lacune su emissioni, adattamento e finanza.

    Il rapporto cita Eni, Snam, SACE e Intesa Sanpaolo: tra 2015 e 2024 Eni ha prodotto 6,39 miliardi di boe e prevede aumenti; Snam espone progetti infrastrutturali; l’Italia resta con oltre 40 mila km di gasdotti, 28 bcm di LNG e 16,9 bcm di stoccaggi. SACE ha garantito 22,18 miliardi a fossili; Intesa Sanpaolo ha aumentato i finanziamenti ai fossili dell’18% nel 2024 a 11 miliardi di dollari.

    Ritardi su emissioni, PNIEC e finanza climatica. UE mira a -90% entro il 2040; l’Italia ha chiesto indebolimenti e accetta crediti fino al 5%. La fiscalità favorisce gas; senza revisione PNIEC rischia i target 2030.

    ECCO-ODI: Italia a 73% della quota equa di finanza climatica; non versati 100 milioni al Fondo perdite e danni; obblighi riconosciuti dalla Corte internazionale di giustizia.

    Belém 4x punta a quadruplicare entro il 2035 l’uso di combustibili sostenibili (biofuel, biogas/biometano, biomassa, E-fuel, SAF). La biomassa è rinnovabile ma limitata; va destinata ad alto valore, evitando pressioni su cibo ed ecosistemi.

    Production Gap 2025 mostra che i governi pianificano più fossili dell’1,5 °C; la produzione globale resta oltre lo scenario 2 °C. L’Italia partecipa con imprese fossili e finanza; credibilità negoziale bassa.

    La COP30 è prova di coerenza: servono azioni concrete: revisione PNIEC, riforma della fiscalità energetica, contributi certi alla finanza climatica e una chiara posizione su gas, petrolio e carburanti sostenibili. Solo così si cambierà rotta.