Rifiuti fotovoltaici: progressi e nodi ancora irrisolti
mercoledì 15 ottobre 2025
Nei prossimi dieci anni l’Italia dovrà gestire decine di migliaia di tonnellate di moduli fotovoltaici dismessi. Le regole per garantire un riciclo corretto restano incomplete, frammentate e contraddittorie. Il Position Paper n. 303 di Laboratorio REF Ricerche avverte che, senza un sistema coerente, rischiano di aumentare i costi e di danneggiare l’ambiente.
REF propone un sistema unitario per la gestione dei moduli a fine vita, in grado di unificare contributi, fondi e responsabilità. L’obiettivo è eliminare le sovrapposizioni tra fondi e trust che oggi confondono i flussi finanziari, riducendo la trasparenza e mettendo a rischio la sostenibilità della filiera.
Il rapporto evidenzia che i consorzi competono al ribasso offrendo contributi bassi, con il rischio che gli accantonamenti non bastino a coprire smaltimento e riciclo. Senza un intervento organico, le risorse potrebbero non essere adeguate nel tempo, soprattutto considerato il lungo ciclo di vita dei moduli.
REF propone di creare un raggruppamento dedicato ai pannelli domestici per eliminare il doppio finanziamento e mantenere un solo contributo di responsabilità estesa del produttore (EPR) non vincolato ai trust. Così si aumenterebbe la trasparenza e si allineerebbero le pratiche italiane agli obiettivi europei di economia circolare.
Il rapporto sottolinea una contraddizione normativa: la normativa vigente attribuisce sempre al produttore la responsabilità delle RAEE fotovoltaici, anche quando moduli immessi da altri soggetti devono essere gestiti. Occorrono criteri chiari per ripartire i costi, evitare doppie imposizioni e prevedere fondi adeguati.
Il decreto del 1° ottobre 2025, che recepisce la Direttiva UE 2024/884, modifica solo parzialmente l’articolo 24-bis. Stabilisce che i modelli immessi dal 13 agosto 2012 in avanti sono finanziati dai produttori, mentre i modelli ante 2012 restano a carico del detentore. Le altre questioni strutturali restano aperte.
Nel contesto, REF segnala che il sistema nazionale di gestione RAEE resta fragile: nel 2024 il tasso di intercettazione è sceso a 29,64% rispetto al 34,56% del 2021, lontano dall’obiettivo europeo del 65%. Mancano infrastrutture, collaborazione con i rivenditori e una traccia efficace. In conclusione, il decreto chiarisce chi paga, ma non come né con quali garanzie: serve una riforma organica per collegare responsabilità economiche e ambientali a una gestione stabile nel tempo.