Obblighi di sostenibilità: una versione più snella delle norme UE
martedì 14 ottobre 2025
La Commissione Affari giuridici del Parlamento europeo ha approvato modifiche alle direttive CSRD e CSDD, nell’ambito del pacchetto Omnibus, con l’obiettivo di ridurre l’impatto burocratico sulle aziende e rendere più snella la due diligence. In votazione hanno prevalso i sì su un fronte di opposizioni e astensioni.
Per la CSRD, la proposta potrebbe restringere significativamente l’ambito di applicazione: la rendicontazione verrebbe richiesta solo alle aziende con una media annua di oltre 1.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 450 milioni di euro, rispetto alla soglia generale indicata originariamente a 50 milioni. Le aziende escluse non sarebbero obbligate a rendicontare; ai fornitori non sarebbe possibile chiedere informazioni oltre gli standard volontari, evitando così l’estensione degli obblighi a catene di fornitura più piccole.
Gli standard di rendicontazione verrebbero semplificati concentrandosi su dati più numerici e su una riduzione degli oneri amministrativi e dei costi associati.
La direttiva CSDD, invece, verrebbe applicata solo a grandi imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato netto superiore a 1,5 miliardi di euro. Invece di chiedere informazioni su ogni fornitore in modo sistematico, si adotterebbe un approccio basato sul rischio: le imprese sarebbero responsabili per i danni derivanti da violazioni della dovuta diligenza secondo il diritto nazionale, non a livello UE.
La sanzione massima prevista per le imprese inadempienti sarebbe pari al 5% del fatturato globale. Inoltre, la Commissione e gli Stati membri fornirebbero orientamenti alle autorità nazionali su come applicare tali sanzioni.
Prossimi passaggi: il Parlamento dovrà approvare formalmente il mandato della Commissione Affari giuridici; in seguito, Parlamento e Consiglio dovrebbero avviare i negoziati sul testo definitivo il 24 ottobre.
Nel pacchetto Omnibus era previsto anche un dossier che ritardava l’applicazione delle direttive per alcune imprese, approvato in via d’urgenza ad aprile 2025. A luglio Bruxelles ha poi adottato un atto delegato per ridurre la burocrazia legata alla tassonomia delle attività economiche sostenibili.
Reazioni: Euractiv segnala una vittoria per il PPE e un ostacolo all’agenda Green Deal. Il capo negoziatore PPE, Jörgen Warborn, parla di semplificazione che migliora prevedibilità e competitività. Pascal Canfin (Renew) lo considera un compromesso “il meno peggiore”. Mentre l’esponente dei Verdi, Kira Marie Peter-Hansen, ritiene che l’accordo svuoti le norme e indebolisca i piani di transizione climatica.