Linee guida Ispra su studi di impatto ambientale per agrivoltaico e fotovoltaico
lunedì 13 ottobre 2025
Le nuove Linee Guida dell’Ispra spiegano come redigere gli studi di impatto ambientale per impianti agrivoltaici e fotovoltaici. Sono strumenti tecnici utili per chi deve ottenere la Via. Le linee guida nascono dall’esigenza di superare documentazioni incomplete fornite dai proponenti e sono state elaborate su impulso del Mase, con un tavolo tecnico costituito a maggio 2024. In futuro i documenti saranno inseriti in una piattaforma informatica dedicata.
Tre elementi fondamentali non possono mancare in uno Sia: una corretta caratterizzazione dell’area interessata, una valutazione chiara degli impatti con relative misure di mitigazione, e un progetto completo di monitoraggio ambientale. I dati da includere riguardano biodiversità; suolo e uso del suolo; geologia; acque sotterranee e superficiali; clima, qualità dell’aria e modellistica; emissioni atmosferiche; paesaggio, beni culturali e materiali; rumore e vibrazioni; campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici.
L’annesso monitoraggio ante operam serve a definire lo stato iniziale, va seguito in corso d’opera e completato post operam per verificare l’efficacia delle misure e gli effetti sul territorio, per tutto il periodo di realizzazione.
Il settore reagisce con favore: l’aumento della qualità progettuale e l’approccio interdisciplinare sono apprezzati (naturalisti, agronomi, paesaggisti, geologi, ingegneri ambientali, architetti). Alcuni segnalano però che rilievi stagionali su flora e fauna e la carta della vegetazione reale possono allungare tempi e costi. In agronomia, va evitata la coltivazione di specie ad alto fabbisogno di luce (mais, frumento, girasole) e va tutelata la produzione di colture di valore, cosa che richiede competenze solide e pianificazione accurata.
Le linee guida prevedono analisi di campo da ripetere nel tempo secondo la stagionalità. Il settore apprezza la qualità, ma teme che l’impegno non si traduca in benefici ambientali concreti e rallenti l’ottenimento delle autorizzazioni. Alcuni esperti hanno osservato che costi e tempi possono essere rilevanti se l’aumento di dettaglio non è proporzionato alla scala del progetto e agli obiettivi ambientali.
Si discute anche se la tutela della continuità agricola, ossia la scelta delle colture, possa limitare l’azione degli agricoltori. L’Ispra ha precisato che una riconversione verso attività estensive o l’abbandono di marchi Dop e Docg non sono criteri validi per cambiare l’indirizzo produttivo degli impianti agrivoltaici.